Si comincia maluccio. Arriviamo ad Ancona esattamente alle 11 con la partenza del ferry alle 13.00. Fila discreta, imbarco lento; e noi saliamo per ultimi. Rampa di accesso a bordo, facile, e poi…. un’altra ripida rampa all’interno, davanti a me, e mi fanno segno di salire! Salgo e poi tiro il fiato; ma ancora mi fanno segno di effettuare quella che si rivelerà una lunga retromarcia, ovviamente con il carrello, in uno spazio abbastanza stretto tra le auto; io eseguo, sudando, le direttive del personale, per la verità molto pratico ed anche gentile. Quando sono a posto, finalmente tiro il fiato; sono fradicio di sudore. Cabina accogliente, pranzo e cena già predisposte nella borsa frigo, e sento che la vacanza incomincia.
13 giugno (Domenica) Arriviamo ad Igoumenitsa alle 7 del mattino. Carrelliamo per 80’ verso sud ed arriviamo a Preveza; passiamo il tunnel sottomarino (5 euro) e siamo ad Aktio. Gironzoliamo un poco; alle 10 circa siamo davanti allo scivolo di cemento che una barca di olandesi (un 23 piedi, arrivato sul carrello dall'Olanda via Ancona!!!!) ha usato per il varo; ci dicono che è libero, ossia gratuito.
Comincia la fatica fisica: prima mettere a terra gli scafi, poi montare le traverse (tre), poi montare il ponte rigido, infine alzare l’albero. Fortuna che ci sono docce e bagni nel Marina Preveza, deserto (è domenica), ed abbiamo acqua dolce proprio sullo scivolo. Il sole è feroce. Verso sera ci siamo: il varo alle 18 circa, la barca viene assicurata alle bitte di un pontile in legno, galleggiante, e dopo la doccia finale, si va in auto a Vonnitsa, ad 11 Km, per la prima cena nella classica “Taberna”. Poi a letto, in barca. Musica da Preveza, disco e roba del genere, ma non ci infastidisce più di tanto.
14 Giugno, Lunedì. Alle 8 in punto il marina apre; mi presento, dichiaro che ho adoperato il loro scivolo e le docce e che vorrei lasciare in parcheggio auto e carrello per 10 giorni. Mi fanno pagare 100 euro, con ricevuta fiscale (in Grecia si rivelerà la regola: si riceve sempre scontrino o ricevuta, anche per 1 euro).
Colazione, rifornimenti di acqua, miscela, viveri; alle 12 circa lasciamo l’ormeggio. Vento forte entra da W, subito misuriamo con il GPS una velocità massima della barca di 10,5 nodi, e per il momento non mi azzardo ad uscire dalla laguna interna, con il canale da affrontare di bolina, per cui bordeggiamo nella laguna; poi il vento cala e mettiamo il naso fuori.
Rotta diretta su Lefkas, il punto di imbocco del canale è sul portolano e lo metto sul GPS; siamo in mare aperto (il fetch arriva direttamente dalla Calabria), ed il cielo è scuro di umidità, per cui il mare è plumbeo, ma io sono tranquillo e non bado troppo al pescaggio. Sbagliavo: diamo in secca due volte con le derive, pur distanti almeno 500 metri dalla costa, su banchi rocciosi assolutamente invisibili. Niente danni, per fortuna; solo molto allarme, ed allora completiamo la traversata a derive alzate. Compaiono i delfini ma restano lontani.
Alle 16.45 siamo all’imboccatura del canale di Lefkas, che separa l’isola dalla terraferma; è quasi invisibile dal mare. Alle 17 in punto si apre il ponte mobile; passiamo, percorrendo a motore il lungo canale, per oltre un’ora. Siamo contenti: il mare adesso è blu intenso e molto bello, anche se Lefkas ci manda rumore di motori dalla strada costiera. Facciamo vela per un’altra ora circa, piano, ed alle 19 diamo fondo di fronte ad un castello sulla costa “continentale”. L’ancoraggio è aperto ad W, ma non sembra probabile che questo ci crei problemi, ci tuffiamo per il primo bagno, poi ceniamo a bordo, e la notte trascorre calma.
15 Giugno, Martedì. Calma piatta al risveglio; ci muoviamo appena si alza un filo di vento, ma fa caldo, e dopo poco diamo fondo, sempre lungo la terraferma, per fare un bagno ed una sosta su una autentica spiaggia di sabbia. Vento poco, ma per fortuna viene da nord; noi navighiamo verso sud, e nella tarda mattinata siamo di fronte a Nidri, un paese lungo la costa E di Lefkas. Il vento rinforza parecchio, sempre da N, e ci fermiamo a ridosso di una piccola e bellissima isola ombrosa, davanti ad una splendida villa privata. Altro bagno, in un'acqua bellissima, poi il pranzo a bordo, con un bel panorama: cominciamo a goderci la nostra crociera.
Usciamo dal ridosso con rotta verso E, e il vento fa i capricci, prima cala e poi sventola di nuovo, e poi cala ancora; passiamo a poca distanza dalla splendida isola di Skorpios, della nota famiglia Onassis; invidia! Rotta sempre verso E, vento da S, ma siamo già ridossati dalla più grande isola di Meganissi, nostra meta della giornata; non entriamo nel suo maggior porto, Vathy, e dirigiamo invece alla punta più orientale, dove si aprono tre belle baie, ramificate, ottimi ridossi da tutti i venti. Diamo fondo dentro la prima di esse, su fondale (per noi) piuttosto alto, (circa 7 metri) che digrada bruscamente con una ripida scarpata ciottolosa a pochi metri dalle rocce stratificate della costa. Lego una cima ad un pino, e ci rifugiamo nella sua ombra (siamo cotti dal sole); poi riposo, bagno con lunga nuotata, e poi il canotto ("tender") viene messo in acqua, e gironzoliamo a remi. Molte barche, tutte almeno sui 40 piedi, allineate ed affiancate dentro il ridosso; noi siamo quelli più piccoli e siamo più fuori degli altri, ma ci va bene così perché fa molto caldo ed almeno un po’ d’aria ci arriva. Profumi della macchia che giungono da terra, beatitudine. Notte tranquilla.
16 Giugno, Mercoledì. Al mattino mente a bordo tutti dormono scendo a terra a nuoto, lavo le pentole della sera, mi faccio un po’ di toeletta, (…) mi godo il sole e l’aria. Il programma è di fare rotta sul paese Vathy di Meganissi, per fare docce e rifornimenti. A vela torniamo indietro, di alcune miglia, ed entriamo in porto; c’è il porto gratuito ed un piccolo marina nuovo di zecca, dove mi ormeggio all’inglese; ci viene incontro il giovane funzionario del marina, gentile e disponibile, due volte campione mondiale di 4.70, che si chiama Yoannis. Ci vengono richiesti per la sosta diurna ben 5 euro, che pago più che volentieri, ed i documenti della barca; peggio per lui, sono talmente malridotti che deve metterci lo scotch per poterli leggere….. Intanto il mio equipaggio si rifugia nelle docce e nei bagni. Poi faccio la doccia anche io e poi tutti ci dirigiamo in paese, a gironzolare ed a curiosare.
Intanto passa un italiano in bicicletta, si interessa all’adesivo dei Marinai di Terraferma, ben visibile sulla poppa, e chiede informazioni; poi commenta: “finalmente della gente in gamba” (è vero, lo giuro, ha detto così!!).
Caldo atroce, anche all'ombra, e poco vento. Ci dicono che in paese ci sono 41°! Mangiamo discretamente ad una Taberna, spendendo sui 45 euro (siamo in 4), e ci diamo da fare per la benzina, in vista della traversata su Itaca, prevista per l’indomani; ma attendiamo invano una cisterna che dovrebbe venire ogni giorno “alle 5 o alle 6”, perchè poi si scopre che non ha benzina, ma solo gasolio, ed allora ce ne andiamo con le pive nel sacco, ritornando a vela nel nostro ridosso poco lontano. 17 Giugno, Giovedì. La nostra meta oggi è Itaca, a circa 20 miglia; con il vento che fin’adesso scarseggia abbiamo navigato poco, e vorrei proprio fare un po’ di mare, sperando nel vento. Alziamo genoa e randa, si naviga a vela, mentre tutte le altre barche vanno a motore, e piano piano aggiriamo la lunga punta sud-orientale di Meganissi, una curiosa barriera di alti monti, molto stretta e lunga; in prossimità del capo il vento ci pianta del tutto, ed allora ci muoviamo a remi, nell’acqua immobile, fino alla riga scura che vediamo al di là della punta. Poi il mondo cambia di colpo: dall’altra parte arriva il vento fresco da W, ammainiamo subito il genoa ed alziamo il fiocco, e di bolina larga dirigiamo su Frikes, piccolo paese nel nord di Itaca. Il vento è subito forte e poi rinforza ancora. Questo è il tratto più esposto della nostra crociera: un tubo di Venturi tra Lefkas ed Itaca che convoglia raffiche ed onde al traverso della nostra rotta, e mi vedo costretto a poggiare per non sollecitare troppo la mia attrezzatura. Valuto 14-16 nodi di vento, e mare abbastanza formato; ogni tanto un’onda sale a bordo, ma non è preoccupante e nemmeno spiacevole dopo tanto caldo!
Poggiando poggiando, (ora siamo al traverso), faccio grande fatica a mantenere la velocità della barca sotto gli 8 nodi, pur con le vele molto lasche, ed una barca grande, in rotta parallela ma davanti a noi, fortemente sbandata, si avvicina a visita d’occhio! Arriviamo a ridosso di Itaca, e il vento cala; gli altri danno motore, noi incrociamo ancora a vela, e finalmente entriamo nel posto più bello che abbia mai visto: la baia di Skinos, all’entrata del golfo di Vathy (si chiama così anche qui). E’ un’ampia baia circolare, con alberi profumati fino in riva al mare, ombra fitta, sentieri nel bosco, belle ville, poche barche: un paradiso! Diamo fondo scegliendo il ridosso rispetto a quello che è il vento del momento, che arriva da SE: una cima da prua fino a terra, e l’ancora Danforth a poppa, su fondale roccioso. Il punto di ancoraggio è un po' esposto verso W ma faccio la mia valutazione: il Maestrale “termico” è già finito, e la notte sarà tranquilla; al massimo potrà soffiare qualcosa dai quadranti meridionali.
Mi sbagliavo.
Verso le 20, mentre stiamo cenando, il vento rinforza e gira da W; ci investe, e vedo che la mia ancora di poppa, che ho gettato troppo vicino a terra, tiene poco, sul fondale roccioso della ripida scarpata che sale verso la spiaggia di ciottoli; poi il vento rinforza ancora, girando da SE, ed entra non da terra, dove avrei una solida cima, ma invece al giardinetto di dritta. Mi spinge verso terra, e le prue si avvicinano troppo alla spiaggia , dove grossi massi di roccia sono in agguato giusto al di sotto del pelo dell’acqua…..
Sono le 22. Scendo in acqua con la lampada frontale, e, immerso fino al petto, (per fortuna non fa freddo), cerco di sistemare l’ancora di prua, la Bruce, in maniera da traversare la barca e tenerla lontana da terra. Invano. Alle 23 decidiamo di levare l’ancoraggio e di muoverci. Le raffiche sono forti, tiro su la Bruce, sempre stando in acqua, sciolgo e recupero la cima legata a terra, trattenendo io la barca, con i piedi sul fondo, e faccio portare la Danforth dalla galloccia di poppa a quella di prua, in modo da girare la barca di 180°, con la prua verso il largo; poi la moglie si mette al motore, a medio regime, io da poppa salto a bordo, mi asciugo, e nel buio attraversiamo la baia (300 metri circa), per portarci dove ci sono alcuni motoscafi ed un molo privato.
Nel buio non oso arrivare troppo a terra; diamo fondo alla Bruce con la catena ad una distanza di circa 70 metri dalla riva, su un fondale che si rivelerà di circa 5 metri; filo tutta la catena che ho (5 metri) più 10 metri di cima. Sono le 11.30. La barca brandeggia molto, arretra ed avanza ed arretra ancora, ma l’ancora tiene; allora, approfittando del brandeggio butto anche la Danforth, sempre da prua, con 10 metri circa di calumo. Moglie e figlie a letto, io di guardia; alla 1.30 ormai casco dal sonno, ma finalmente sono tranquillo, le mie ancore tengono. Vado a letto anche io.
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